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Prevenzione e trattamento delle paralisi infantili da poliomielite nel sud del Togo

Stato: Togo

Il contesto geopolitico

Il Togo, stato dell’Africa subsahariana francofona affacciato sul golfo di Guinea, copre una superficie di 56.790 km2..
Confina a nord con il Burkina Faso, a ovest con il Ghana, a est con il Bénin, a sud con l’Oceano Atlantico. La capitale è Lomè, situata sulla costa atlantica, abitata ufficialmente da 800.000 persone (è verosimile una cifra doppia).
La popolazione togolese è di 5.556.000 abitanti, con un tasso annuale di crescita del 2.27%.
La suddivisione per gruppi di età documenta i seguenti risultati:

  • popolazione < 15 anni: 48%
  • popolazione tra 15 e 60 anni: 41%
  • popolazione > 60 anni: 11%

Secondo l’Istituto Nazionale di Statistica e dell’Analisi Economica (INSAE-2005), i principali indicatori socio-sanitari sono:

  • tasso di fertilità 4.79 figli vivi per donna
  • aspettativa di vita alla nascita: 49,7 anni
  • mortalità infantile ( per i minori di 5 anni): 15,8%
  • mortalità materna: 512 ogni 100.000 nati vivi
  • prevalenza di infezione da HIV: 6%
  • alfabetizzazione degli adulti: 57%
  • donne tra i 15 e i 49 anni senza alcuna istruzione: 57,5%

Dopo la morte di Etienne Gnassimbé Eyadéma, al potere dal 1967 a seguito del colpo di stato che depose Nicolas Grunitzky, nel febbraio 2005 la presidenza della repubblica è stata attribuita dai militari al figlio Faure. Le successive elezioni hanno confermato Faure Eyadéma Presidente della Repubblica.
Il crollo del prezzo dei fosfati, principale risorsa del Paese, aveva portato il Paese in condizioni di bancarotta economica con accumulo di un debito estero superiore a 1.500 milioni di dollari.
Dopo un lungo periodo di grave difficoltà, il Paese sta lentamente tentando l’aggancio alla locomotiva economica mondiale. L’indice di sviluppo umano è 0,495: 143° su 177 paesi. PIL: 270 dollari pro capite (The World Factbook e Rapporto 2006 sullo sviluppo umano – Undp)
Per quanto riguarda la situazione sanitaria del Paese, in significativo peggioramento negli ultimi 10 anni, le principali cause di ospedalizzazione sono:
malaria (32%)
infezioni respiratorie acute (22%), tra cui frequente la tubercolosi
infezioni gastroenteriche (14%)

L’infezione da HIV condiziona lo stato di salute di gran parte della popolazione, soprattutto nella fascia produttiva del Paese.
Secondo le stime ufficiali, la prevalenza di malattia è in crescita fino al 5,5% con significative differenze territoriali.
Per la Sottoprefettura del Lago, posta nella regione Sud orientale del Paese, che comprende la zona sanitaria di Afagnan, il tasso stimato di prevalenza dell’infezione da HIV è di gran lunga superiore al dichiarato 7,5%.

I tre obiettivi principali del Paese, in ambito sanitario, proposti dal Fondo Globale e finanziati parzialmente dalla Banca Mondiale e dalla Cooperazione Francese sono la lotta alla malaria, alla tubercolosi e all’infezione da HIV, ma l’attuale situazione politica del Paese non consente piani di investimento coerenti ed affidabili. Diverse ONG sono presenti nel Paese, ma con scarso sostegno da parte dei rispettivi Ministeri a causa delle già citate difficoltà nei rapporti internazionali.

La sottoprefettura del Lago sta vivendo un progressivo degrado della situazione sociale e sanitaria: le risorse agricole ed estrattive potrebbero garantire almeno condizioni di discreta sopravvivenza. Negli ultimi anni la progressiva interruzione dei rapporti commerciali con i partners europei ha comportato un progressivo assottigliamento della disponibilità di risorse con aumento della povertà e delle patologie legate a denutrizione.

Dal 1964 ad Afagnan, villaggio al centro della Sottoprefettura del Lago, è attivo l’Hôpital St. Jean de Dieu sotto la direzione dell’Ordine ospitaliero dei Fatebenefratelli della Delegazione Africana.

Fanno riferimento all’Ospedale di Afagnan le popolazioni di una vasta area meridionale di Togo e Bénin. Si tratta di un territorio di circa 600 Km2 con una densità di popolazione di circa 150 abitanti per Km2. La principale fonte di sostentamento è costituita dall’agricoltura (mais, miglio, manioca, ananas, palma da olio e cotone); esiste una modesta attività commerciale e alcuni capofamiglia trovano lavoro nel vicino cementificio o nell’attività estrattiva (fosfati).
Nella regione i bambini di età inferiore all’anno sono 4.400, tra l’anno e i 5 anni sono 15.600. Le donne in età fertile sono 22.000 e le gravidanze presunte sono 4.180 l’anno con un tasso di incremento demografico del 3.4% annuo, leggermente superiore alla media nazionale.
Le donne visitate ogni anno al centro prenatale sono poco meno di 1.000 (20%) mentre la popolazione frequenta centri sanitari nel 40% dei casi.

Il progetto

Nei paesi industrializzati, le epidemie di poliomielite hanno colpito migliaia di bambini ogni anno per tutti gli anni ‘50. Con l’introduzione di campagne di vaccinazione negli anni ’60, però, si è osservata una progressiva diminuzione fino praticamente alla scomparsa, relativamente ai paesi ricchi, della malattia. Dagli anni ’70, il programma di vaccinazione è stato esteso in tutto il mondo cercando di controllare la diffusione della polio anche nei paesi poveri.
Oggi, la polio rimane endemica solo in sette paesi in tutto il mondo, con il 98% dei casi concentrati, secondo l’Oms, in India, Nigeria e Pakistan.
L’Oms ha messo in campo numerose iniziative per combattere la polio, con l’obiettivo di giungere alla sua completa eradicazione. Grazie alle campagne di vaccinazione di massa, il numero di casi di poliomielite negli ultimi anni si é drasticamente ridotto.
Nonostante i dati OMS sulla diffusione della polio indichino che globalmente la malattia è drasticamente ridotta in tutto il mondo (da 350mila casi nel 1988 in 125 paesi, a circa 500 nei primi anni del nuovo millennio in una decina di nazioni), negli ultimi anni c’è stato un nuovo aumento della diffusione del virus.
Sono infatti 1047 i casi di malattia segnalati nel 2004 contro i 587 del 2003. L’aumento del numero di malati è stato registrato soprattutto in Africa, dove dopo il successo delle campagne di vaccinazione del biennio 2000-02, il virus si è nuovamente diffuso in Niger, in Nigeria, in Burkina Faso, nel Ciad, nella Costa d’Avorio e in Sudan. Purtroppo, la situazione di guerra e precarietà che caratterizza molti di questi paesi contribuisce alla diffusione della malattia e alla difficoltà di rendere efficaci le campagne di immunizzazione.
Con l’adozione della risoluzione WHA 41.28 del maggio 1988, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha incluso nel suo “Expanded Program on Immunization” (EPI) l’obiettivo dell’eradicazione mondiale della poliomielite per l’anno 2000, progressivamente slittato negli anni successivi.
Il programma, cui aderisce anche l’Italia, poggia su tre requisiti fondamentali: l’aumento dei livelli di immunizzazione preventiva tramite la vaccinazione, la sorveglianza dei casi di paralisi flaccida acuta (AFP) in soggetti di età compresa tra 0-14 anni e la sorveglianza dei poliovirus selvaggi nell’ambiente.
Nonostante i dati poco incoraggianti relativi ali ultimi anni, l’Oms ritiene che sia ancora possibile raggiungere l’obiettivo entro i prossimi anni, adottando le seguenti strategie:

  • intensificazione delle attività di vaccinazione della popolazione con campagne ogni sei settimane
  • potenziamento del sistema di sorveglianza in Africa centrale e occidentale e nel corno d’Africa
  • rafforzamento del sostegno economico alle campagne di vaccinazione nelle aree povere e depresse, con incremento dei finanziamenti nei prossimi anni

Le strategie di intervento ritenute più idonee da parte dalle più importanti e attente agenzie internazionali e dalle ONG impegnate i progetti sanitari sono strategie di tipo “orizzontale” che privilegiano l’attività sanitaria di base sul territorio, integrata con iniziative di promozione della produzione agricola, del commercio e della istruzione primaria, secondo i principi più volte ribaditi a partire dalla dichiarazione di Alma Ata del 1978 “Salute per tutti entro l’anno 2000”.
Facendo riferimento a questo tipo di strategia, che caratterizza i progetti GSA fin dalla sua fondazione, dopo una attenta valutazione del territorio e delle strutture sanitarie disponibili, è stato avviato nel 2008 un piano di intervento nella sottoprefettura di Afagnan nel Sud del Togo con lo scopo di:

  • prevenire l’attivazione di focolai di infezione da virus selvaggio della Poliomielite
  • identificare tempestivamente i casi di infezione e di paralisi flaccida virus correlata
  • garantire l’accesso agli interventi riabilitativi da parte di minori con lesioni permanenti
  • facilitare il reinserimento sociale dei soggetti trattati, mediante la formazione professionale e l’avvio di attività produttrici di reddito

secondo le seguenti direttrici:

iniziative a carattere sanitario

  • attivazione di una capillare opera di informazione e sensibilizzazione sociale e sanitaria (scuole, gruppi giovanili, gruppi di donne, comunità religiose, associazioni professionali e sportive) attraverso gli strumenti disponibili (mercati, feste, riunioni, radio, manifesti, volantini)
  • potenziamento dei Dispensari con gli strumenti di base per garantire un corretto monitoraggio della gravidanza, un parto sicuro, le cure primarie a madre e bambino e l’accesso alle vaccinazioni
  • fornitura di strumentazioni per:
    o sala operatoria ortopedica e sala gessi
    o laboratorio ortopedico perla confezione di protesi
    o palestra di fisioterapia riabilitativa
  • sostegno alla formazione e alla riqualificazione di:
    o personale ospedaliero con specifiche competenze
    o infermieri di Stato assegnati ai Dispensari che fanno riferimento all’Ospedale
    o referenti sanitari dei villaggi che gravitano su Afagnan
  • confronto con le autorità ufficiali e tradizionali circa i problemi legati alle mutilazioni sessuali, spesso responsabili di gravi problemi al momento del parto.
  • potenziamento di raccordi e sinergie con le agenzie sanitarie già attive sul territorio (OMS,UNICEF, …) per la realizzazione di interventi coordinati, soprattutto in campo vaccinale e di screening diagnostico

iniziative a carattere sociale

  • attenzione alle gravide a rischio sociale nell’ambito dei progetti di monitoraggio e di segnalazioni delle situazioni critiche (spesso sfuggono alle pratiche vaccinali e di prevenzione sanitaria con facile scivolamento in situazioni di carenza alimentare prodromica a situazioni devastanti)
  • facilitazione alla frequenza scolastica primaria per i bambini e ragazzi con esiti di poliomielite, sia durante il percorso di recupero sanitario sia nel periodo immediatamente successivo
  • inserimento dei ragazzi in un percorso di formazione professionale (falegnameria, meccanica, sartoria, informatica ….) in relazione alle possibilità occupazionali della zona di provenienza e alle inclinazioni personali
  • incentivazione e sostegno di gruppi di reciproco aiuto (associazione di poliomielitici e di loro amici che si propongono iniziative di auto-aiuto e di sensibilizzazione nei confronti della popolazione)

iniziative a carattere economico finanziario

  • sostegno a selezionate attività artigianali impiantate da ex poliomielitici odai familiari dei più piccoli
  • incentivi alla produzione in loco di apparecchi ortopedici con la collaborazione di poliomielitici trattati e con sufficiente livello di autonomia
  • promozione delle iniziative di sostegno a distanza per i più piccoli e le famiglie con maggiori difficoltà

Si identificano alcuni momenti operativi preliminari alle attività di progetto:

  • mappatura e messa in rete (incontri – rapporti – istituzione di registri di “riferimento e controriferimento”) del Dispensario e dei punti di accesso sanitario dei villaggi con l’acquisizione dei dati relativi allo stato delle strutture e alla funzionalità delle stesse anche in riferimento alle risorse umane disponibili e ai sistemi di segnalazione e di trasporto utilizzabili
  • illustrazione del progetto e acquisizione di autorizzazioni e collaborazioni da parte delle autorità preposte e delle strutture coinvolte
  • istituzione dei comitati di villaggio per la autogestione delle risorse e la promozione delle iniziative
  • fornitura delle apparecchiature, dei presidi e dei farmaci necessari all’avvio della parte sanitaria
  • identificazione di parametri in grado di monitorare l’efficacia dell’intervento
  • definizione dei criteri di verifica delle attività
  • inizio delle attività di progetto

I punti di forza del progetto sono:

  1. L’intervento sulle strutture di base (economiche, sanitarie e di istruzione pubblica) di un territorio omogeneo per caratteristiche etniche e socioeconomiche è riconosciuto strumento prioritario per il raggiungimento di obiettivi cruciali e facilmente monitorabili quali la riduzione della mortalità infantile, dei rischi da parto, della denutrizione calorico-proteica e la maggior aderenza ai programmi di vaccinazione e di monitoraggio delle malattie diffusibili.
  2. Il coinvolgimento e la responsabilizzazione dei referenti del territorio (autorità dei terreni, autorità tradizionali, guaritori, insegnanti, agenti sanitari di villaggio, capi religiosi) tende a consolidare un sistema che ha una investitura ufficiale (Ministero della sanità, Ministero dell’istruzione pubblica, Gerarchie confessionali) e che deve rispondere delle proprie azioni sia nei confronti dei Ministeri che dell’Ente beneficiante oltre che della popolazione che è a conoscenza dell’intervento da parte di un finanziatore esterno.
  3. Focalizzare l’attenzione sugli aspetti “materno-infantili” quale prima istanza sanitaria garantisce il coinvolgimento di tutta la struttura organizzativa, anche tradizionale, della società africana a livello di grande famiglia, di villaggio e di etnia. Da questa consolidata piattaforma è possibile far decollare progetti di ampia rilevanza sociale come le campagne di prevenzione per malattie epidemiche (malaria – TBC – AIDS) e le neoplasie (seno – utero) come già realizzato sia in questo territorio che in altri analoghi contesti.
  4. La presa in carico di bambini e ragazzi con postumi di poliomielite non solo per quanto riguarda l’urgenza sanitaria, ma anche per il percorso di riabilitazione e reinserimento sociale, garantisce una forte visibilità del progetto, un esempio per analoghe iniziative programmate dalla struttura pubblica o da altre organizzazioni a carattere internazionale (OMS, UNICEF …)
    Il GSA ha già effettuato numerosi interventi presso l’Ospedale di riferimento zonale (Hôpital St. Jean de Dieu di Afagnan), sulla Zona sanitaria e sullo specifico territoriale: progetti “Voglio vivere” per la prevenzione dell’AIDS pediatrica, “C’era una zanzara” per la diagnosi e cura della malaria.
    Si va quindi ad intervenire su un contesto già noto e che ha già beneficiato degli interventi qualificati del GSA in ambito sanitario.
    Esiste anche una tradizione ortopedica in ospedale, avviata dalla ONG svizzera “Terres des Hommes”, ma abbandonata negli anni ’90 per le condizioni di scarsa sicurezza del Paese.
    L’intervento richiesto si pone nell’ottica di un recupero di risorse e competenze sotto-utilizzate e, soprattutto, di una vasta sensibilizzazione sul territorio volta a modificare condizioni, comportamenti e convinzioni che rendono difficoltoso l’accesso alle attività di profilassi e cura per patologie ancora circondate da un significato di magia e ineluttabilità.

Valutazione effettuata nell’aprile e nell’agosto 2008 ad Afagnan da:
dr. Paolo Viganò, medico infettivologo, presidente GSA
dr. Agostino Silva, medico pediatra, vicepresidente GSA
dr.ssa Mariapia Ferrario, responsabile progetti sanitari GSA
sig. Emanuele Camisasca, logistico GSA
fr. Pascal dr. Ahodegnon, ortopedico e Direttore Sanitario dell’Ospedale
dr. Koumessi Komi, pediatra e responsabile delle attività di prevenzione territoriali
dr. Agogué Yawo Dodzi internista, responsabile dei servizi di riabilitazione
sr. Simona dr.ssa Villa, chirurgo, comunità Suore Misericordie di Afagnan

Strutture e apparecchiature
Hôpital St. Jean de Dieu di Afagnan:

  • Reparti di diagnosi e cura con sezione di ortopedia pediatrica
  • Sale operatorie
  • Officina ortopedica
  • Sala di fisioterapia
  • Aule didattiche
  • Magazzini per stoccaggio materiali

Dispensari inserito nella rete pubblica dei Centri sanitari della Zona: gestiti dal Medico responsabile di Zona, collegati via radio con l’Ospedale e dotati di generatore di energia elettrica e acqua da pozzo. I collegamenti e i trasporti urgenti sono garantiti dai mezzi dell’Ospedale contattato via radio.
Presidi sanitari di villaggio: punti di riferimento spesso fatiscenti e dotati di scarsissima riserva di farmaci.

Personale Hôpital St. Jean de Dieu di Afagnan:

  • Direttore e Responsabili medici delle diverse specialità (Medicina, Chirurgia, Ginecologia e Pediatria)
  • Infermieri con formazione graduata in base ai ruoli
  • Tecnici ortopedici e fisioterapisti
  • Personale ausiliario e di supporto
  • Personale dei servizi diagnostici (laboratorio, radiologia) e di farmacia

Comunità della Suore Misericordie italiane con specifica preparazione sanitaria e pedagogica di base europea.

Dispensari inserito nella rete pubblica dei Centri sanitari della Zona:
Presidiati da Infermiere di Stato e Ostetrica. Presenza del Medico da 1 a 3 giorni per settimana.

Presidi sanitari di villaggio: sotto la responsabilità di “Agenti sanitari di villaggio” non sempre motivati.
Analisi della sostenibilità del progetto nel futuro
Le risorse economiche del Paese, rendono difficile prevedere la realizzazione di investimenti pubblici finalizzati al potenziamento della prevenzione in ambito sanitario e della riabilitazione.
Tuttavia, la consolidata presenza sul territorio di Organizzazioni di cooperazione praticamente istituzionalizzate (Ospedale dei Fatebenefratelli, Suore Misericordie Italiane) e di Organizzazioni Internazionali, ONG e Fondazioni che ad esse fanno riferimento, garantisce una sollecitazione continua delle migliori realtà locali che tendono ad associarsi per meglio tratte beneficio da rapporti di partenariato.
In ambito sanitario questi rapporti di collaborazione sono ancora più evidenti e consolidati. Recente è la sottoscrizione di un accordo tra l’Ospedale di Afagnan e l’Università di Lomé per la formazione di personale sanitario grazie alla costante presenza ad Afagnan di personale medico, infermieristico e tecnico europeo con grande competenza in numerose specialità mediche e chirurgiche.
Il coinvolgimento della Diocesi cattolica di Aneho, nella quale è compresa Afagnan, costituisce un’ulteriore garanzia di efficienza e di corretta gestione delle risorse: una lunga storia di impegno in ambito sociale, un efficace rapporto e di cooperazione sul campo con le autorità religiose tradizionali pur nella chiarezza delle scelte e delle competenze, permette di avere un interlocutore franco e trasparente come confermato dal ben avviato progetto di sostegno ai malati di AIDS e ai loro famigliari sostenuto da volontari formati in Ospedale e da associazioni quali il GSA.

Il piano economico

€ 43.000,00 (Quarantatremila/00 euro)
(vedi preventivo allegato e scheda finanziaria)
Il progetto, già in corso, verrà realizzato con fondi GSA ottenuti da:

  • contributo dei soci GSA
  • contributi da manifestazioni pubbliche promosse dal GSA per raccolta fondi:
    Baobab della solidarietà – Castane della Solidarietà – Presepio in savana
    Mercatini di artigianato, tombola, incontri conviviali in varie località (Seregno, Desio, Cartate, Legnano, Magenta, Alassio, …)
  • contributi liberali occasionali da parte di privati
  • contributi da enti pubblici (già attribuito contributo di 7.000,00€ da parte dell’Amministrazione comunale di Seregno)
    Il Presidente e Legale Rappresentante Dr. Paolo Viganò

Seregno, 29.09.2008

Aggiornato il: 23 Febbraio 2024