Per quanto riguarda la situazione sanitaria del Paese, in lieve ma costante miglioramento a partire dalla metà degli anni ’90, le principali cause di ospedalizzazione sono:
malaria (28%)
infezioni respiratorie acute (20%), tra cui frequente la tubercolosi
infezioni gastroenteriche (18%)
L’infezione da HIV condiziona lo stato di salute di gran parte della popolazione, soprattutto nella fascia produttiva del Paese.
Secondo le stime ufficiali, la prevalenza di malattia è in crescita fino al 3.4% con significative differenze territoriali.
Per Volta Region, posta nella regione Sud orientale del Paese, che comprende la zona sanitaria di Weme-Abor, il tasso stimato di prevalenza dell’infezione da HIV potrebbe essere superiore al dichiarato 4,3% (la regione comprende la grande strada litoranea di collegamento lungo l’Atlantico e la dogana di confine con il Togo: nei territori di dogana il lungo permanere di camionisti e commercianti incrementa in modo significativo il tasso di diffusione di malattie sessualmente trasmesse in relazione anche alla diffusione dei rapporti sessuali mercenari, in stato di ebrezza, senza protezione)
In ambito sanitario i tre obiettivi principali del Paese, proposti dal Fondo Globale e finanziati parzialmente dalla Banca Mondiale e dalla Cooperazione Inglese sono, come per tutta l’Africa subsahariana, la lotta alla malaria, alla tubercolosi e all’infezione da HIV: l’attuale situazione politica del Paese consente piani di investimento coerenti ed affidabili in ambito sanitario, soprattutto in relazione ai notevoli sforzi di ripianificazione della sanità di base.
Diverse ONG sono presenti nel Paese, con discreto sostegno da parte dei rispettivi Ministeri in considerazione della relativa tranquillità sociale e delle discrete garanzie di stabilità politica. (Rimane il rischio di “contraccolpi” in relazione alla attuale situazione instabile delle confinanti Costa d’Avorio e Togo, francofone ma con notevoli scambi commerciali …. e di altro genere con il Ghana che, soprattutto al sud, vede la presenza della stessa etnia Ewe dei due Paesi limitrofi. Nel 2000, dopo 22 anni di dittature militari, Kufour è però arrivato al potere con l’appoggio determinante degli Ashanti del nord, il 10 dicembre 2004 ha confermatola vittoria elettorale con il 52,73 % dei voti, confermato dagli Osservatori internazionali)
In Primo piano (dati UNICEF 2004 Childinfo e The State of the World’s Children)
Problemi ambientali: il maggior problema è la desertificazione del NordOvest del Paese. Negli anni ’80 le foreste ricoprivano il 34% del territorio, attualmente solo il 7% è foresta. Il resto è stato sostituito da piantagioni per legname da esportazione che, comunque, da lavoro a oltre 70.000 persone, soprattutto nel sud del Paese. L’inquinamento delle falde acquifere è in incremento in modo inversamente proporzionale alla disponibilità di acqua potabile
Diritti delle donne: nel 1954 le donne hanno avuto il diritto di voto e di candidatura; nel 2000 l’11% delle cariche ministeriali era occupato da donne. Le donne rappresentano il 51% della forza lavoro (59% in agricoltura, 9% nell’industria, 32% nei servizi). Il tasso di analfabetismo tra le donne > 15 anni è del 36,8% (19.7% uomini stessa età). Tra il 15 e il 30 % delle donne ghanesi subisce mutilazioni genitali.
Minori: nel 2001 nati 653.000 bambini, morti 65.000 prima dei 5 anni. Il 25% dei minori di 5 anni è gravemente sottopeso (al Nord tre volte più che al Sud). Le ragazze sono sottoposte a mutilazioni genitali, a matrimoni in giovane età e a poligamia. Molte sono destinate alla servitù rituale (trokosi in lingua ewe), sono schiave degli dei donate dalle famiglie ai sacerdoti per placare l’ira degli dei. Stretta correlazione tra poligamia e diffusione di HIV ( dati 2001: 34.000 sieropositivi < 14 anni, 200.000 orfani dell’AIDS)
Minoranze etniche: Ashanti (28%) ed Ewe (13%) sono in continua competizione con alterne fortune, mentre i Mossi-Dagomba del Nord (16%) sono i più sfortunati e privi di risorse oltre che di rappresentanza politica.
Migranti e rifugiati: 35.000 dalla Liberia, 5.000 dalla Sierra Leone, oltre 1.000 dal Togo, e un numero imprecisato dalla Costa d’Avorio, soprattutto al Sud. Oltre 2.000 ghanesi hanno chiesto asilo politico negli ultimi anni in Paesi occidentali.
Pena di morte: non ci sono state esecuzioni dopo il 1993
La Volta Region sta vivendo un progressivo miglioramento della situazione sociale e sanitaria: le risorse agricole sono garantite dalla costante presenza di acqua, d’altro canto il bacino idrico realizzato con la diga di Akosombo (12 turbine, 60 megawatt giornalieri) è attualmente “insabbiato” e produce molto meno delle sue potenzialità.
Nel maggio 2003, sottola direzione del PRGF (Riduzione della Povertà e Sostegno allo Sviluppo) il FMI ha firmato un accordo per garantire al Ghana per i programmi di riforma economica nel biennio 2003-2005. Nel giugno 2003 il governo del Ghana e il Fondo Africano per lo Sviluppo (ADF) hanno firmato un contratto per finanziare il risanamento del settore sanitario.
Dal 1997 a Weme, villaggio situato nella regione meridionale della “Volta Region”, è attivo il Sacre Heart Hospital voluto e finanziato dalla Diocesi di Keta Akatsi che ha trasformato una preesistente “Maternità” in Presidio Ospedaliero con le specialità di base (Medicina, Chirurgia, Pediatria e Ginecologia) e i servizi diagnostici necessari (laboratorio analisi, radiologia).
Fanno riferimento all’Ospedale di Weme le popolazioni di una vasta area meridionale del Ghana, ma anche molti profughi togolesi e liberiani che hanno trovato ospitalità nel Paese a seguito delle tensioni politiche presenti negli ultimi anni nei rispettivi Paesi.
Si tratta di un territorio di circa 1.800 Km2 con una densità di popolazione di circa 110 abitanti per Km2. La principale fonte di sostentamento è costituita dall’agricoltura (mais, miglio, manioca, ananas, palma da olio e cotone); esiste una modesta attività commerciale. Numerose sono le famiglie il cui padre trascorre prolungati periodi di tempo in Nigeria impegnato nelle attività estrattive. Questo tipo di attività induce uno stile di vita che facilita contatti a rischio di trasmissione di infezione (epatite, Aids) con effetti devastanti sulla struttura sociale e sul contesto sanitario.
Nella regione i bambini di età inferiore all’anno sono 6.800, tra l’anno e i 5 anni sono 18.700. Le donne in età fertile sono 32.000 e le gravidanze presunte sono 5.320 l’anno con un tasso di incremento demografico del 3.5% annuo, leggermente superiore alla media nazionale.
Le donne visitate ogni anno ai centri prenatali della zona sanitaria sono circa 2.000 (30%circa) mentre la popolazione frequenta centri sanitari in meno del 50% dei casi di patologia seria.