1) Coinvolgimento diretto dei patners locali
Come di norma nei progetti GSA, gli operatori coinvolti nel progetto sono, nella totalità dei casi, figure professionali locali; i “tecnici” espatriati sono agenti di collegamento e riferimenti per la formazione.
Sia in fase di programmazione che di realizzazione, li organismi sociali del territorio (scuole, parrocchie e comunità confessionali, circoli ricreativi, associazioni di commercianti e agricoltori, associazioni di microcredito) sono coinvolti e corresponsabilizzati per le rispettive competenze e capacità operative.
Un punto di forza delle comunità africane è l’associazionismo femminile, a volte espresso in forme molto semplici (Mini cooperative per la produzione di birra o la gestione di un punto vendita al mercato). Queste risorse sono fondamentali sia per far partire circuiti virtuosi in grado di incrementare il reddito a partire dal microcredito, sia per realizzare in modo concreto l’attività formativa e di prevenzione in campo sanitario (vaccinazioni, identificazione precoce delle infezioni e di tutte le malattie evolutive). Ormai è consolidata l’opinione che il coinvolgimento dell’associazionismo femminile in ogni attività generatrice di reddito e di miglior accesso alle cure è presupposto fondamentale per il successo dell’iniziativa.
Gli agenti di salute dei villaggi (con poca conoscenza scientifica ma molta esperienza in salute di base), gli infermieri del territorio e i responsabili dei centri nutrizionali sono le persone a più diretto contatto con le necessità reali del territorio: da loro sono dettati i tempi e i livelli di intervento in relazione alla “domanda” sanitaria del territorio. Ovviamente i “tempi” non sono lasciati a libera discrezione, ma rientrano in una logica di progetto con calendarizzazione degli impegni concordata con i partners locali.
Il Centro di salute di Boubouri, con le garanzie offerte dalla Comunità delle Suore Domenicane è il centro di riferimento per la presa in carico dei bisogni sociali e sanitari del territorio ed il motore che garantisce la realizzazione del progetto utilizzando tutte le risorse locali in grado di attivare percorsi di sviluppo e di condivisione di obiettivi.
A tale riguardo, pur nelle difficoltà politiche e gestionali del momento, occorre sottolineare la disponibilità delle autorità sanitarie e dei responsabili della protezione sociale a togliere ostacoli sulla strada del raggiungimento degli obiettivi proposti.
2) Coinvolgimento attivo della comunità locale beneficiaria;
Il progetto, realizzato su esplicita richiesta della comunità locale, non può prescindere dal coinvolgimento della stessa in ogni fase di realizzazione. Ciascuno membro della comunità beneficiata è responsabilizzato a diventare costruttore delle condizioni ambientali e personali favorenti la salute e lo sviluppo. In particolare l’organizzazione scolastica del territorio e le associazioni delle donne sono le dirette espressioni di comunità che ricevono beneficio dall’attività che esse stesse svolgono coinvolgendo tutti i propri membri.
Un anello indispensabile per la concreta mediazione culturale è costituito dalle autorità tradizionali (capovillaggi, custodi dei terreni, guaritori, …): il loro ruolo è quello di sollecitare nella comunità una convinta adesione alla logica di progetto.
2.1 Quantificazione di massima del numero dei destinatari
Il territorio interessato al progetto si estende per circa 800 Km2 con una densità di popolazione di circa 180 abitanti per Km2.
Nella regione i bambini di età inferiore all’anno sono circa 5.500, tra l’anno e i 5 anni sono 16.400. Le donne in età fertile sono 26.000 e le gravidanze presunte sono 4.200 l’anno con un tasso di incremento demografico del 3.5% annuo in linea con la media nazionale.
I bambini con ulcera di Buruli che afferiscono annualmente al Centro per la prima volta sono circa 50; oltre la metà rimangono legati al centro per la necessità di cure prolungate nel tempo, sia prima che dopo gli indispensabili interventi di chirurgia demolitivi e ricostruttiva. Attualmente i bambini seguiti dal centro sono una sessantina; potrebbe essere un numero stabile considerando i nuovi entrati e coloro che lasciano il centro per un’ipotetica guarigione o per motivi più diversi.
Le ragazze seguite dal centro, sia come supporto alla famiglia sia come presa in carico totale sono 36 con esigenze diverse anche in rapporto alla possibilità di ciascuna di sviluppare attività produttrici di reddito per l’automantenimento.
3) Attenzione alle donne e al ruolo dell’infanzia;
L’obiettivo principale del progetto è la prevenzione e il trattamento dell’ulcera di Buruli in un contesto di attenzione alle condizioni sociali del territorio e all’assistenza sanitaria di base.
L’ulcera di Buruli colpisce in modo particolare i bambini e i ragazzi ed è quindi il contesto famigliare e della salute materno-infantile quello in cui si sviluppa una efficace azione di prevenzione, diagnosi e cura. Senza queste attenzioni l’intervento si trasformerebbe in uno dei tanti progetti verticali in cui tutte le risorse concentrate su un problema risultano determinanti nell’immediato, ma molto fragili sul medio-lungo termine.
Poiché gli orfani, soprattutto se di genitori morti di AIDS o addirittura infettati da HIV, sono i bersagli più facili all’invasione di M. ulcerans, è ovio che l’azione di sorveglianza e di prevenzione non può prescindere dal problema HIV in tutte le sue drammatiche realtà soprattutto in ambito materno-infantile (vedi i vari programmi, anche GSA, di prevenzione della trasmissione madre – figlio).
Importante, soprattutto per questo tipo di necessità, la messa in atto azioni di protezione sociale (diffuso lo sfruttamento degli orfani nei campi e in lavori di estrema tossicità come il recupero di carcasse di pneumatici) con il raccordo a strutture o centri di accoglienza che non sono del tutto assenti nel Sud del Paese. La presa in carico degli orfani dal punto di vista terapeutico (almeno il 30% sono sieropositivi per HIV) esula dagli scopi primari del progetto; ciò non esclude la possibilità di instaurare rapporti preferenziali con ONG in grado di fornire gratuitamente i farmaci antiretrovirali attualmente al di fuori della portata della maggior parte della popolazione (esperienza già messa in campo in altri progetti SA in Too, Bénin e Ghana).
Anche in Costa d’Avorio, in base all’esperienza acquisita in altri simili contesti, riteniamo di dover valorizzare il ruolo di protagoniste che le donne assumono in campo formativo e preventivo e l’importante responsabilizzazione che scaturisce dal sistema della “mutua tra gruppi”.
4) Attenzione all’istruzione e alla formazione professionale;
Nel progetto presentato si pongono due diversi livelli di formazione:
- Formazione generica di primo livello tesa ad elevare il grado di alfabetizzazione della popolazione (scolarizzazione dei ragazzi). Questo obiettivo si ottiene con tutta una serie di iniziative che tolgano alle famiglie la necessità di utilizzare il lavoro infantile per la coltivazione dei campi o perla gestione di loschi traffici (creazione di iniziative generatrici di reddito, intercettazione e corretta presa in carico degli orfani, sottrazione dei minori alla delinquenza organizzata, …).
Su questa base si può impostare un programma molto semplice di formazione in ambito sanitario e di avviamento a semplici professioni (taglio e cucito, parrucchiere, coltivatori, allevatori di piccole dimensioni).
- Il livello di formazione diplomante è completamente gestito dallo Stato. In Costa d’Avorio il GSA non ha mai avuto l’opportunità di inserire suoi esperti in programmi di formazione di questo livello. La formazione di infermieri e agenti di salute per i villaggi è sostenuta solo con sussidio economici.
L’affiancamento da parte di medici e tecnici espatriati, durante i periodi di missione, costituisce, comunque, un apporto formativo non indifferente, anche se non certificabile.
5) Attenzione all’assistenza sanitaria;
Lo specifico del GSA è tale per cui ogni progetto proposto non può prescindere da una importante valenza sanitaria. Anche questo progetto è di chiara impostazione sanitaria, pur investendo altri settori di intervento quale quello formativo, sociale e agro-alimentare.
6) Area geografica dell’intervento
La Costa d’Avorio fa parte del gruppo di Paesi ad alto grado di povertà, in esposizione debitoria, che ha perso rapidamente i vantaggi rispetto ai Paesi confinanti, in relazione alla perdurante crisi sociale e alla instabilità politica che erodono la fiducia da parte degli investitori e delle stesse organizzazioni di cooperazione internazionale.
7) Tempi e fasi della realizzazione del progetto
Il progetto si svilupperà in due anni: eventuali prolungamenti verranno deliberati in fase di verifica del progetto e in relazione ad eventuali imprevedibili sviluppi in accordo con le autorità locali. Tali ulteriori sviluppi saranno completamente a carico della struttura organizzativa e dei fondi economici GSA senza ulteriore coinvolgimento dell’Amministrazione comunale di Seregno.
Si identificano alcuni momenti operativi consequenziali:
- analisi dei dati relativi alla prevalenza delle principali patologie tra i vari settori della popolazione
- mappatura del territorio con l’acquisizione dei dati relativi alla ciclicità produttiva dei terreni, ai fenomeni migratori (situazione fluida in relazione alle condizioni politiche interne e della confinante Liberia) e alle fonti di approvvigionamento idrico.
- illustrazione del progetto e acquisizione di autorizzazioni e collaborazioni da parte delle autorità preposte e delle strutture coinvolte
Acquisita la disponibilità e la fattiva collaborazione di ogni parte coinvolta, vengono attribuite le varie fasi operative in relazione alle competenze specifiche in vista del raggiungimento degli obiettivi precedentemente esposti.
Le varie tappe del progetto sono monitorizzate con rendicontazioni periodiche da parte dei responsabili locali dei vari settori che espongono le difficoltà e i possibili correttivi alle azioni intraprese.