Da Legnano al Benin, 21 africani operati al cervello dal dottor Stefini

In Africa per operare 21 persone. Il dott. Roberto Stefini, primario di neurochirurgia all’ospedale di Legnano, e il professor Marco Cenzato, direttore della Neurochirurgia dell’ospedale Niguarda, sono appena tornati dal Benin, nell’Africa occidentale.

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«Un’esperienza molto importante sia dal punto di vista professionale sia umano – spiega il dott. Sfefini -. Siamo stati nell’ospedale del Fatebenefratelli, l’Hopital Saint Jean De Dieu, a nord del Benin, in una città di 70mila abitanti. Si tratta dell’ospedale di riferimento anche delle Nazioni vicine, dove abbiamo trovato una situazione diversa dalla nostra. Le persone ci aspettavano da settimane».

I due medici sono atterrati di domenica e subito hanno visitato oltre 100 persone: «Tra questi abbiamo selezionato i casi ritenuti da noi chirurgici e dal lunedì, per 7 giorni, abbiamo operato 21 casi. Sono stati interventi chirugici di una certa complessità, come la rimozione di tumori cerebrali, e fortunamente sono andati molto bene. Abbiamo potuto operare anche bambini con problemi di idrocefalo, tra cui uno di soli 6 giorni. Abbiamo usato tecniche endoscopiche malgrado l’endoscopio non fosse quello utizzato in neurochirurgia».

Quello che ha colpito il dott. Stefini è stata la «grande dignità» degli africani, «persone che non ritevano un loro diritto la salute, che per tutti noi è acquisito. Per loro la proposta di essere sottoposti ad un intervento chirurgico significava essere fortunati. L’ospedale si avvale dell’aiuto di professionisti ma anche di infermieri, meccanici, muratori, persone che danno il loro contributo anche per un breve periodo». La richiesta che giunge dal Benin è quindi relativa alla strumentazione medica e al personale. «Per mantenere questo ospedale serve però anche un contributo economico – prosegue Stefini – e dare soldi a questa struttura è abbastanza semplice: basta collegarsi al sito www.gsafrica.it. La richiesta economica è alta perchè si tratta di un ospedale privato, sostenuto soprattutto dal contributo che persone occidentali versano ogni giorno per far sì che il nosocomio possa andare avanti».

I due medici stanno già progettando la loro prossima “missione” a febbraio: «L’idea è quella di alternarci per andare in Benin due volte l’anno, noi e nostri collaboratori, per mettere a disposizione la nostra professionalità».

(Manuela Zoni)

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